Quando si visita un immobile per valutarne l’eventuale acquisto, è il caso di rivolgere il proprio sguardo all’insù, per cercare eventuali macchie sul soffitto. È questo l’insegnamento spicciolo che si può ricavare dalla lettura dell’ordinanza n. 23659/2021 della Corte di cassazione, che si è pronunciata su una vicenda avente ad oggetto, appunto l’acquisto di un immobile.

La vicenda 

Nel caso concreto, la casa venduta è stata presentata come “completamente restaurata” e idonea al “buon funzionamento”. Pochi giorni dopo essersi insediati, però, gli acquirenti hanno notato la presenza di umidità, con annesse macchie sul soffitto, nonché problemi di infiltrazioni e difetti all’impianto di riscaldamento. Per eliminare il problema è stato necessario sostenere un costo, di cui gli acquirenti hanno chiesto conto al venditore, sostenendo di aver acquistato un bene viziato.

In primo grado, il Tribunale ha dato loro ragione, condannando perciò il venditore al risarcimento del danno. La Corte d’appello, però, ha riformato la decisione e su tale linea si è assestata anche la Corte di cassazione. La ragione di questo orientamento risiede nella conoscibilità dei vizi. Il venditore, dicono i giudici, si è comportato in modo trasparente, mostrando ai futuri acquirenti l’immobile e in particolare le macchie, che sono sempre state ben visibili. Per contro, presentare la casa come “completamente restaurata” e “idonea al buon funzionamento” non significa automaticamente rendere una dichiarazione di esenzione da vizi.

Insomma, occhio ai dettagli prima di fare acquisti di questo tipo.