Un ritardo nell’accredito di un bonifico può costare caro alla banca. È quello che è successo nel caso deciso dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 24643 del 2021), che ha condannato un istituto bancario a risarcire un danno morale per 5000 euro.

La vicenda, in sé, è estremamente semplice. Un cliente effettua un bonifico, per la somma di 250.000 euro, e la banca ci mette troppo (ben un mese) per far risultare l’accredito. Nel corso di questo mese, il correntista resta in pensiero per l’esito dell’operazione, passa notti insonni e si vede costretto ad assumere farmaci per sedare lo stress.

La presuzione e il danno morale

Ad avviso dei giudici che si sono occupati del procedimento, la richiesta di risarcimento del danno morale è fondata. Da un lato, c’è l’incontestabile ritardo con cui la banca ha completato l’operazione. Dall’altro, c’è l’ammontare della somma, sicuramente consistente. Insomma, tutti gli elementi sono concordi nel far ritenere che un danno ci sia effettivamente stato.

E per arrivare a tale conclusione, ricorda la Cassazione, è sufficiente una prova presuntiva. Non occorre, cioè, che tra il fatto noto (il ritardo, l’importo della somma, il ricorso a farmaci) e quello ignoto (la prova dello stress) sussista un legame di assoluta ed esclusiva necessità causale. Viceversa, è sufficiente che il fatto da provare sia desumibile dal fatto noto come conseguenza ragionevolmente possibile, secondo un criterio di normalità desumibile da regole di esperienza. Ebbene, secondo i giudici è sufficiente una sola presunzione, purché grave e precisa, per ritenere fondata la domanda.