Cadono dei calcinacci da una casa e finiscono per colpire una passante: la responsabilità per il danno ricade sul proprietario dell’abitazione. Questo in quanto il codice civile, all’art. 2051, prevede una peculiare forma di responsabilità per le cose in custodia. Ciascuno, infatti, risponde dei danni generati dalle cose di cui è custode, salvo il limite del caso fortuito. In pratica, il danneggiato dovrà dimostrare che il danno si è verificato a causa del bene custodito. Il custode, per liberarsi dalla responsabilità, dovrà provare che un fatto (compresa la colpa del danneggiato) ha spezzato il legame causale tra cosa e danno.

Dalla teoria alla pratica: il caso concreto

Questa la teoria. Ma come si mette in pratica questa regola? Nella vicenda decisa dall’ordinanza n. 2595/2023 della Corte di cassazione, ad esempio, lo schema visto qua sopra sembra complicarsi. Una persona, transitando sotto un edificio, viene effettivamente colpita e riporta una ferita. Nessuno, però, ha assistito all’episodio. Un passante la soccorre e riferisce di aver notato dei calcinacci sul marciapiede, ma ovviamente non può dire con certezza che siano stati quelli a colpire la persona. La Polizia Municipale, intervenuta subito dopo, verbalizza la presenza dei calcinacci, ma chiaramente non può riportare con certezza la dinamica.

Mancando una testimonianza oculare, si potrebbe pensare che alla persona danneggiata sia impossibile provare che il danno si è verificato a causa della cosa in custodia. Ed è questa la conclusione a cui perviene il Tribunale a cui la passante si rivolge inizialmente: nessun testimone, nessuna responsabilità. La decisione viene impugnata e i due successivi gradi di giudizio danno però ragione alla passante.

Bastano gli indizi per condannare al risarcimento del danno

Gli elementi su cui fondare una decisione, dice la Cassazione, ci sono tutti. È innegabile che la passante abbia riportato una ferita transitando sul marciapiede ed è certo che qualcuno l’abbia soccorsa subito dopo proprio lì. Questa persona, pur giunta successivamente, ha notato i calcinacci a terra, i quali non possono che essersi staccati dalla casa ivi presente, sulla quale infatti si potevano notare i segni del distacco. Ci sono, pertanto, degli indizi che possono essere interpretati in modo univoco e coerente. La ricostruzione si basa quindi sulla presunzione: da un fatto noto si risale ad uno ignoto. E si arriva alla condanna risarcitoria.