Il Garante per la protezione dei dati personali ha fatto sapere che “sta esaminando” alcune novità apparse in questi giorni su parecchi siti di testate giornalistiche. Navigando in Rete, infatti, è facile imbattersi in banner che oscurano la vista del sito e mettono l’utente davanti a due opzioni. O abbonarsi e accedere ai contenuti, oppure proseguire la navigazione accettando i cookie di profilazione. In pratica, c’è un cookie wall sui giornali online.

La giustificazione di questa iniziativa è semplice: i cookie profilanti servono sostanzialmente a garantire alle testate alcuni incassi offerti dalla pubblicità. Il sistema escogitato, quindi, serve a fare in modo che tutti gli utenti contribuiscano a pagare il servizio offerto. C’è chi lo fa direttamente, pagando l’abbonamento, e chi lo fa indirettamente, offrendo cioè i suoi dati in cambio della possibilità di lettura.

I dati personali come merce di scambio

I dati personali, in questo modo, diventano una merce di scambio. Non si tratta di un’eresia, visto che la possibilità di remunerare un servizio attraverso la cessione dei dati è già contemplata in altri settori, in primis quello delle piattaforme social. Il passaggio dei dati, quindi, diventa una prestazione contrattuale offerta in cambio del servizio. Questo schema può risultare comprensibile nel caso in cui dall’altra parte ci sia un social: offrire dati e offrirsi alla profilazione, infatti, è parte integrante delle nostre azioni sui social e, anzi, ne migliora l’esperienza. Lecito chiedersi, però, se simile ragionamento possa valere anche per i giornali online, visto che la profilazione difficilmente può dirsi necessaria per la semplice lettura dei contenuti.

Per questo ci si chiede se questo cookie wall sui giornali online sia lecito o se, invece, sia una forzatura. Sembra mancare, infatti, un collegamento funzionale tra cessione di dati e accesso ai contenuti pubblicati. Per questo motivo, si può pensare che l’utente non sia del tutto libero di esprimere un consenso. Il cosiddetto cookie wall, che impedisce l’accesso al sito se non si accettano i famosi biscotti, è uno strumento vietato dalle Linee Guida del Garante Privacy in materia di cookies. Per queste ragioni, è lecito attendersi un provvedimento in materia.