Disinfettanti, guanti monouso e mascherine protettive venduti a prezzi esorbitanti. In tempi di emergenza sanitaria non mancano coloro che, approfittando della difficoltà a reperire beni divenuti ormai di prima necessità, applicano rincari addirittura superiori al 500%.  Ma è lecito?

Secondo il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Salerno, no. Questa la vicenda.

Nel corso di un controllo eseguito dalla Guardia di Finanza presso una società sono state trovate 78 mascherine FFP1 con valvola, offerte in vendita al prezzo di 10,00 € l’una, e 159 mascherine prive di valvola, offerte in vendita al prezzo di 5,00 € l’una. Gli agenti hanno però accertato che gli stessi dispositivi erano stati pagati dal commerciante rispettivamente 3,16 € e 1,02 €. Nel decreto con il quale, su richiesta del Pubblico Ministero, è stato disposto il sequestro preventivo delle 237 mascherine facciali il GIP ha ritenuto configurabile il reato di “manovre speculative su merci”.

Secondo il Giudice, infatti, deve ritenersi applicabile l’art. 501-bis del codice penale che sanziona, con la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da 516,00 € a 25.822,00 €, la condotta di “chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compia manovre speculative ovvero occulti, accaparri od incetti materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo atto a determinarne la rarefazione o il rincaro sul mercato interno”.

Il GIP di Salerno ha evidenziato che “può integrare manovra speculativa anche l’aumento ingiustificato dei prezzi causato da un singolo commerciante che approfitti di particolare contingenze del mercato”. Ciò è sicuramente accaduto nel caso di specie posto che “il rivenditore metteva sul mercato prodotti ad un prezzo pari al triplo ovvero al quadruplo del prezzo di acquisto, con una percentuale di ricarico enormemente superiore ai rapporti di proporzione tipici delle ordinarie dinamiche di mercato”.

Il Giudice ha poi messo l’accento sulla “eccezionale contingenza economico sociale che sta vivendo il nostro Paese” richiamando la genesi dell’art. 501-bis c.p., introdotto durante la crisi degli anni ‘70 che aveva determinato una congiuntura economica e sociale particolarmente problematica per il Paese. Ebbene tale periodo ormai lontano, nel quale vi fu l’accaparramento dei beni di largo consumo ed il tentativo degli speculatori di arricchirsi con ingiustificati aumenti di prezzo, secondo il GIP di Salerno, è “assolutamente sovrapponibile a quello attuale”.

Quanto alla natura di “prodotti di prima necessità” di disinfettanti, guanti monouso e mascherine basta considerare le prescrizioni delle Autorità Sanitarie nazionali ed internazionali e le recenti disposizioni governative.

In conclusione, alla luce della “solidarietà sociale in materia economica”, garantita dagli artt. 4 e 41 della Costituzione, e considerato che la condotta del singolo rivenditore può influenzare i comportamenti degli altri operatori del settore, è sufficiente che il commerciante, mosso dal profitto personale, sia consapevole di porre in essere una condotta idonea a realizzare un rincaro generalizzato dei prezzi.

(avv. Valentina Ramella)