La Corte di cassazione torna a pronunciarsi sul metodo di calcolo del danno da perdita di rapporto parentale. L’operazione è di quelle estremamente delicate, trattandosi di dare un “prezzo” al dolore causato dalla perdita di un congiunto. Per agevolare questa stima, le Tabelle del Tribunale di Milano hanno, ormai da anni, indicato un criterio. In base al grado di parentela (più è prossimo, maggiore è il danno), c’è una “forbice” che indica un minimo ed un massimo di valore.
Come noto, la Cassazione ha da tempo individuato nelle Tabelle milanesi un riferimento nazionale per il calcolo del danno non patrimoniale. Tuttavia, se questa indicazione resta valida per quanto riguarda il danno biologico (quello cioè relativo alla salute), il primato di Milano è ormai scricchiolante proprio con riferimento al danno da perdita di un congiunto.
Le Tabelle del Tribunale di Roma
Secondo la stessa Cassazione (da ultimo, ordinanza n. 26300 del 2021), infatti, per questo tipo di calcolo si devono preferire le Tabelle del Tribunale di Roma. La ragione va ravvisata nel diverso metodo proposto dalle Tabelle romane. Il valore economico, infatti, non viene semplicemente individuato tra un minimo ed un massimo. Al contrario, il sistema prevede una serie di punti, attribuiti in relazione a diversi criteri. In questo modo si valorizzano parametri come il grado di parentela, l’età della vittima, l’età del danneggiato e la convivenza, attribuendo a ciascuno di essi un punteggio preciso. Sull’importo finale, poi, possono applicarsi dei correttivi, per rendere la liquidazione maggiormente rispondente al caso specifico.
Stando così le cose, il metodo romano appare più preciso ed efficace rispetto a quello milanese. Il Tribunale di Milano, del resto, ne è consapevole ed infatti ha preannunciato una revisione del metodo finora adottato. Fino a quel momento, la Cassazione invita a guardare alla Capitale.
Avv. Andrea MARTINIS
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