Postare le foto dei nipoti può costare una condanna al risarcimento del danno. Pochi ci pensano, quando, davanti alle immagini dei bimbi, si fanno trascinare dall’entusiasmo e caricano in rete fotografie che li raffigurano. Eppure, questo caricamento è autorizzato solamente nei limiti in cui siano i genitori (entrambi) ad acconsentirvi. E quando questo consenso manca, cominciano i guai.

La tentazione irresistibile di postare le fotografie sui social

È quello che è successo ad una signora, dopo aver pubblicato su Facebook una serie di fotografie raffiguranti i nipotini. La madre dei bambini si è dimostrata favorevole a questa condivisione, mentre il padre è stato di tutt’altro avviso. Quando ha scoperto che sul profilo della parente era presente una cinquantina di fotografie raffiguranti i suoi figli, ha deciso di agire in giudizio, per chiedere la rimozione e il risarcimento del danno.

Il Tribunale ha dato ragione all’uomo. Per poter pubblicare la fotografia di qualcuno, infatti, è necessario il suo consenso. Questa regola si ricava da una serie di disposizioni normative: l’art. 10 del codice civile, anzitutto, ma anche le norme in materia di diritto d’autore (artt. 96 e 97) e quelle sulla privacy. Quando la fotografia è quella di un minore, il consenso richiesto è quello di entrambi i genitori.

Le conseguenze del post non autorizzato

La pubblicazione delle foto, quindi, va considerata illecita: le immagini, quindi, vanno rimosse dal social. Ci si chiede, a questo punto, se sussista il diritto al risarcimento del danno. Questo risarcimento non spetta al genitore, ma ai figli. Il padre, infatti, in questo caso agisce quale rappresentante degli stessi, stante la loro minore età. Secondo il Tribunale, il diritto al risarcimento del danno esiste, in quanto la condotta integra una violazione di beni (l’immagine) protetti a livello costituzionale.

Chiaramente, si tratta di un danno non patrimoniale, suscettibile di valutazione in via equitativa. A determinare l’entità del risarcimento concorrono fattori come il numero delle fotografie postate e la natura pubblica del profilo social dell’autrice del caricamento. Per queste ragioni, il Tribunale ha condannato la zia a versare complessivamente la somma di 5.000 euro (2.500 a testa) ai due nipotini.