Per la signora protagonista di questa vicenda, il suo fidanzato è rimasto vittima di un sortilegio e sarebbe morto in un incidente d’auto. Quando la donna apprende la notizia, il mondo sembra crollarle addosso. Per fortuna, a darle l’informazione è un mago guaritore che, con riti e formule tanto potenti quanto costose, riesce a trarre in salvo il fidanzato in pericolo. E riesce anche a trarre 19.200,00 euro dal portafoglio dell’innamorata in apprensione.

La truffa aggravata e la scarsa credibilità

La giustizia  non si fa attendere e interviene prontamente: il mago viene accusato di truffa aggravata per “aver fatto credere alla signora che l’uomo di cui era innamorata era vittima di una fattura e che sarebbe morto in un incidente d’auto senza il suo intervento di magia. Quindi, traendo in inganno la signora si faceva consegnare la somma complessiva di 19.200,00. Con l’aggravante di aver commesso il fatto ingenerando nella signora il timore di un pericolo immaginario.”

Il mago, però, non ci sta e si difende dall’accusa di truffa. Non lo fa sostenendo la validità del suo intervento taumaturgico, bensì sottolineando la sua “scarsa credibilità”. Infatti, il reato di “truffa” punisce “Chiunque, con artifizi o raggiri, induce un altro in errore, procurandogli un danno e ottenendo un profitto”. Ma per ingannare qualcuno, l’inganno deve essere “credibile”. E, dice il mago della sua attività, lui era scarsamente credibile, soprattutto tenuto conto che la signora ingannata era di soli 45 anni, di alto livello di scolarizzazione (laureata in economia) e ampiamente inserita nel tessuto sociale e nel mondo lavorativo.

La Cassazione e la prescrizione

La Corte di Cassazione interviene con severità. Si legge nella sentenza che il reato di truffa aggravata viene commesso proprio da chi “sfruttando la fama di mago, chiromante, occultista o guaritore, ingeneri nelle persone la convinzione dell’esistenza di gravi pericoli gravanti su di esse o sui loro familiari e, facendo loro credere di poter scongiurare i prospettati pericoli con i rituali magici da lui praticati, le induca in errore, così procurandosi l’ingiusto profitto consistente nell’incameramento delle somme di denaro elargitegli”. Nel nostro caso, c’è anche la recidiva perché il mago in questione aveva già “salvato” altri fidanzati da altrettanti sortilegi, compiendo altrettante truffe.

Ma la severità del giudice non basta. Con un potente sortilegio, il mago se la cava e sfugge all’accusa di truffa. La signora ha effettuato l’ultimo pagamento più di dieci anni prima della sentenza d’appello ed il reato è prescritto. Dunque, la sentenza può solo confermare che il reato è estinto. (Corte di Cassazione Penale, sentenza n. 49519/19)