Le pressioni esercitate dalla Corte di cassazione non sono rimaste inascoltate: il Tribunale di Milano, infatti, ha adeguato le tabelle per il calcolo del danno da perdita di rapporto parentale. Il nuovo modello, in particolare, recepisce il sistema “a punti” che la Suprema Corte ha ripetutamente individuato come il più adatto ad aiutare il giudice nella liquidazione del danno.

Il sistema a punti prende il posto del criterio della “forbice”. Precedentemente, infatti, il danno da perdita di un congiunto si calcolava partendo da un minimo e arrivando fino ad un massimo. C’era, quindi, uno spazio – molto ampio – in cui muoversi, per individuare la somma corrispondente al risarcimento. Evidente come questo metodo si prestasse ad alcune storture: il rischio di approssimazioni (e di decisioni molto diverse tra loro) era sicuramente alto.

I punti, invece, semplificano l’operazione di calcolo. Ci sono cinque fattori da prendere in considerazione. Ognuno di essi viene rapportato con la situazione specifica e conduce all’attribuzione di un punteggio. Questi fattori sono: età della vittima, età del danneggiato-superstite, l’eventuale convivenza, la presenza di ulteriori congiunti, l’intensità del rapporto tra danneggiato e defunto. Elaborati i punteggi, si arriva ad un totale finale, che consente di calcolare il danno risarcibile. Che, salvo circostanze eccezionali – da provare meticolosamente – non potrà superare la cifra di 336.500,00 euro.