Riprendere una persona con il proprio smartphone e caricare il video sui social può costare caro. Una recente pronuncia del Garante Privacy spagnolo, infatti, ha fatto rigida applicazione di alcune disposizioni del GDPR, giungendo ad un esito piuttosto pesante. L’autore dell’upload, infatti, si è trovato con una condanna a ben 10.000 euro di multa, per illecito trattamento di dati personali.

Il caso: un drink di troppo e si finisce online

La vicenda rappresenta un vero e proprio “classico” della cronaca di questi ultimi anni. Una persona, infatti, si imbatte in uno sconosciuto, che sta girando per strada in condizioni di ebbrezza alcolica. Decide di riprenderlo con il telefono, evidentemente pensando che si trattasse di una situazione divertente, senza chiedere e ottenere il consenso del diretto interessato. Non soddisfatto, pubblica il video sul proprio account social, rendendolo così disponibile ai suoi contatti. Online finisce così un clip (della durata di un minuto e mezzo) che ritrae una persona in stato di ebbrezza.

Immediatamente, molte persone accedono al video, lo vedono, commentano, reagiscono, ma soprattutto lo condividono. Il materiale, come si suole dire, diventa così virale e passa da un social all’altro. Il malcapitato protagonista, in questo modo, finisce per essere, suo malgrado, famoso in tutto il Paese.

La tutela: la rimozione del video e l’illecito trattamento

Ripresosi dalla sbronza, però, il nostro eroe decide di chiedere giustizia e lo fa rivolgendosi al Garante. Non senza fatica, ottiene la rimozione del video dalle piattaforme, spiegando che il filmato era girato e pubblicato senza il suo consenso. Chiede inoltre di accertare un illecito trattamento di dati personali, proprio perché tutto questo è avvenuto in assenza di consenso.

E il Garante accoglie questa richiesta. Lo fa sulla base di un ragionamento molto semplice. Filmare una persona e pubblicare poi tutto online è sicuramente un trattamento di dati personali. Nella fattispecie, un trattamento mancante della base giuridica, ovvero del presupposto di liceità richiesto dal Regolamento Europeo. La sanzione, come detto piuttosto elevata, si giustifica pensando alla diffusione raggiunta dal filmato, alla delicatezza della situazione ripresa, nonché alle ragioni (non certo elevate) che hanno spinto l’autore del caricamento ad agire.

E la deroga per “uso domestico”?

La decisione del Garante Spagnolo ha suscitato qualche perplessità. Qualcuno, infatti, ha fatto notare che il Regolamento Europeo contempla una deroga (il cosiddetto “uso domestico”) applicativa. In altre parole, le regole del GDPR non dovrebbero applicarsi al privato che gestisce il suo personale account social. Evidentemente, il Garante ha operato un’interpretazione molto rigida della deroga, allineandosi in questo ad una giurisprudenza della Corte di Giustizia UE. Secondo quest’ultima, infatti, il GDPR trova applicazione quando siamo davanti ad una pubblicazione su Internet tale da rendere tali dati accessibili ad un numero indefinito di persone. Situazione che si presenta sicuramente in caso di un video virale. In altre parole: state attenti a quello che condividete.