Minacce e lesioni personali sono due reati per i quali è prevista un’aggravante nel caso in cui si agisca utilizzando delle armi. Nessuno dubita, infatti, che sia più pericoloso (e, quindi, vada maggiormente punito) chi, nel minacciare o nel colpire qualcuno, lo faccia utilizzando, ad esempio, una pistola o un coltello. Nel concetto di “arma”, tuttavia, possono rientrare anche oggetti che non nascono certo per finalità offensive.

Lo ha ricordato la Corte di cassazione (sentenza n. 33525 del 2020), relativa alla vicenda in cui due persone, in seguito ad un incidente stradale, uscivano dai rispettivi autoveicoli muniti di ombrello, vista la pioggia in corso. Ne seguiva un alterco sulla responsabilità per il sinistro, che degenerava nell’utilizzo degli ombrelli come armi improprie, visto che uno dei due automobilisti subiva lesioni personali, mentre l’altro veniva minacciato. Questi reati – appunto – sono stati considerati aggravati dall’uso di un’arma. Si considera infatti arma impropriaqualsiasi strumento, che, nelle circostanze di tempo e di luogo in cui sia portato, sia potenzialmente utilizzabile per l’offesa della persona”.

Fino a quando l’ombrello è utilizzato per ripararsi dalla pioggia, quindi, esso rimane l’innocuo oggetto di uso comune, il cui porto è consentito. Nel momento in cui esso viene utilizzato per finalità offensive, però, diventa un’arma, il cui utilizzo non si giustifica e, anzi, può portare ad una aggravante per i reati eventualmente commessi. Se i due automobilisti del caso qui narrato per ripararsi dalla pioggia avessero indossato una cerata, quindi, se la sarebbero cavata con una pena più lieve.

(avv. Andrea Martinis)