Il fenomeno delle recensioni false su Internet, come ben noto a tutti, è dilagante. La Rete e i social networks hanno infatti reso possibile a tutti noi di far sentire le nostre opinioni su qualsiasi argomento. Un hot topic è sicuramente rappresentato dalla gastronomia: anche a causa dell’importanza che i media hanno attribuito alla tematica, ci siamo lentamente trasformati in critici culinari. Peccato però che le recensioni abbiano un peso per chi gestisce l’attività imprenditoriale in questione: i giudizi troppo critici possono infatti penalizzare il rating reputazionale online.

I guai sorgono quando dietro a queste recensioni non c’è una reale espressione di critica (che sarebbe ovviamente legittima), ma l’intento di demolire l’attività altrui. Si entra nel campo delle recensioni false: fatte, cioè, al solo scopo di abbattere il rating di un concorrente o semplicemente di qualcuno che non ci è stato particolarmente simpatico. In questi casi, il recensore corre dei rischi che possono essere anche di natura penale, posto che si concretizza il reato di diffamazione. Ovviamente, le recensioni false possono andare in senso diametralmente opposto: essere cioè, uno strumento per “spingere” alcuni prodotti o servizi ben oltre i loro meriti. Oggi, però, occupiamoci solo di quelle negative.

Le recensioni sbagliate

Una recensione che deliberatamente intende stroncare l’attività di qualcuno è un grosso pericolo per il destinatario. Ma i guai per un ristoratore possono derivare anche da recensioni negative che, semplicemente, sono sbagliate. Giudizi, cioè, che non sono espressi in mala fede o con intento diffamatatorio, ma che – banalmente – non si riferiscono al locale in questione. È quello che è capitato ad un ristoratore di Genova, che si è trovato sommerso su Google da recensioni negative, le quali però facevano riferimento ad un altro locale, sito a Roma, che aveva lo stesso nome.

Può sembrare una vicenda quasi comica, ma non lo è stata affatto per il titolare del ristorante di Genova, il cui punteggio (le stelle che si possono visualizzare su Google, per capirci) è crollato a colpi di una manciata di clic. Accortosi del guaio, ha chiesto a Big G di eliminare le recensioni incriminate, che apparivano a suo avviso evidentemente sbagliate. Leggendole, infatti, si capiva che il recensore si trovava in un’altra città e che aveva mangiato piatti che nel ristorante di Genova non sono nemmeno in menù.

Google però non ha dato ascolto alle richieste del ristoratore, che si è dovuto rivolgere al Tribunale. Lo strumento scelto è quello del ricorso d’urgenza. Il Tribunale ha riconosciuto l’errore commesso dal popolare motore di ricerca: quelle recensioni andavano riferite ad un altro locale. Si è così giunti all’ordine di rimuovere i contenuti da Internet.

La condanna

La decisione è interessante perché il Tribunale ha altresì condannato Google a rifondere le spese legali. Nel farlo, ha fatto applicazione delle norme in tema di responsabilità dell’hosting provider. Secondo questa normativa, l’host è responsabile del contenuto caricato nel momento in cui, richiamata la sua attenzione circa un illecito, lo può constatare e può attivarsi per rimuoverlo. In termini semplici: un host, di per sé, fornisce un semplice servizio di allocazione. Offre cioè uno spazio online per caricare contenuti e non è responsabile se qualcuno carica dei contenuti illeciti. La responsabilità è anzitutto dell’autore del caricamento. Questa impunità cessa nel momento in cui l’host prende conoscenza del fatto che il contenuto ospitato è illecito e non fa nulla per rimuoverlo. Ed è quello che è successo nel caso di specie, secondo il Tribunale.