Il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, con una memoria pubblicata sul proprio sito (e che può essere letta integralmente qui) ha espresso forti perplessità sul decreto legge n. 4 del 28 gennaio 2018, norma che ha introdotto il cosiddetto “reddito di cittadinanza”. Secondo il Garante, infatti, l’attuazione dello strumento predisposto dal Governo comporta inevitabilmente la raccolta e il trattamento di una enorme massa di dati sensibili, riferiti, per esempio, a reddito, salute, informazioni su figli minorenni dei potenziali richiedenti. Uno strumento, quindi, che necessita di una attenta analisi circa l’impatto di questo trattamento e circa le garanzie che vanno obbligatoriamente offerte agli interessati, onde salvaguardare i dati raccolti e trattati.

Ebbene, secondo il Garante il decreto legge non definisce con sufficiente chiarezza le modalità di svolgimento delle procedure di consultazione e verifica delle varie banche dati. Mancano, in particolare, garanzie circa il corretto utilizzo dei dati raccolti, così come sono presenti criticità nel monitoraggio previsto nei confronti dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Vi sono perplessità, inoltre, per quanto riguarda la sicurezza dei dati contenuti nell’Anagrafe tributaria e nell’archivio dei rapporti finanziari dell’Agenzia delle entrate, dati che vengono in rilievo nell’iter di esame della domanda presentata. Lo stesso sito web governativo, a detta del Garante, presenta alcune carenze ed in particolare per quanto riguarda l’informativa sul trattamento dei dati e le modalità tecniche della sua implementazione.

(avv. Andrea Martinis)