Rumori molesti e rumori intollerabili. A prima vista, sembrerebbe di parlare della stessa situazione, ma c’è una differenza importante. Mentre si può sostenere che tutti i rumori intollerabili siano molesti, non corrisponde a verità che tutti i rumori molesti siano automaticamente intollerabili. La precisazione non è capziosa, anzi.
L’art. 844 c.c. e una prova difficile
I rumori intollerabili sono quelli puniti dall’art. 844 c.c., secondo cui, appunto, il proprietario di un immobile non è tenuto a sopportare le “intemperanze” del vicino. Come noto, questa disposizione si scontra, nella pratica, con la difficoltà di dimostrare l’intollerabilità dei rumori. Solitamente, infatti, per cercare di dimostrare il livello elevato del volume, viene fatto ricorso ad una perizia fonometrica, che non sempre dà i risultati sperati e, soprattutto, rappresenta un costo rilevante.
Diversamente, dimostrare che un rumore è “molesto”, è più semplice da dimostrare. Non serve, infatti, dare la prova del superamento della soglia di tollerabilità, ma basta provare che i rumori siano fastidiosi, sconvenienti, importuni.
Il ruolo del regolamento condominiale
Un divieto di provocare rumori molesti, ad esempio, si può trovare nei regolamenti condominiali. In questo caso, un condomino può utilizzare proprio il regolamento per agire nei confronti di un altro condomino rumoroso. È quello che è capitato nella vertenza decisa dalla Corte d’appello di Firenze (sentenza n. 1233/2021), che ha trattato una domanda risarcitoria promossa contro un bar, sito al piano terra di un condominio), che faceva le serate karaoke fino a tardi.
Un residente del piano di sopra, evidentemente infastidito dal continuo rumore, ha impugnato proprio il regolamento condominiale, che vietava espressamente i rumori “molesti”. Ebbene, per i giudici non è stato necessario verificare se il disagio acustico aveva superato la soglia della tollerabilità, proprio perché il parametro invocato non era quello dell’art. 844 c.c., ma una prescrizione del regolamento condominiale. Il condomino, quindi, non ha dovuto ricorrere ad una perizia acustica, ma si è potuto limitare a dimostrare che il rumore provocato dal bar era “molesto”. Ottenendo così il risarcimento del danno.

Avv. Andrea MARTINIS
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