Sottoporre un’area a videosorveglianza richiede, tra le altre cose, di apporre un cartello informativo per i potenziali interessati. Nell’attuale contesto storico, in cui le telecamere stanno spuntando su numerosi edifici – soprattutto privati – questa regola sembra poco rispettata. Il rischio è quello che qualcuno presenti un reclamo al Garante Privacy, che, a sua volta, non potrà che constatare l’illegittimità del trattamento e sanzionare il responsabile.
Installare un impianto di videosorveglianza, infatti, significa dare inizio ad un trattamento di dati personali. In questo caso, con “dati” si intendono le immagini delle persone che vengono riprese. Ebbene, come per ogni trattamento di dati personali, il titolare deve rendere un’informativa agli interessati. Deve, cioè, spiegare ai passanti che possono essere ripresi e deve inoltre informarli delle modalità in cui viene effettuato il trattamento.
Un caso pratico
Un recente provvedimento reso dal Garante ci ricorda che l’installazione di telecamere spesso non rispetta le norme sulla privacy. In questa ipotesi, si tratta di un palazzo di proprietà di una società che, su richiesta degli inquilini, installava quattro videocamere. I dispositivi puntavano sul portone d’ingresso, sull’androne e sul cortile dello stabile. Le immagini venivano visualizzate sugli schermi presenti in portineria. A corredo di questa installazione, si è pensato che fosse sufficiente installare un cartello all’ingresso dello stabile, raffigurante una telecamera stilizzata.
Troppo poco, secondo il Garante. L’elenco delle omissioni a carico del proprietario è infatti piuttosto lungo e investe in particolare l’informativa, considerata insufficiente. Il Regolamento Europeo, infatti, prevede che il titolare del trattamento non si deve limitare ad informare gli interessati dell’esistenza del trattamento. Deve infatti indicare i propri recapiti, nonché spiegare come in concreto avviene il trattamento. In questo caso, come avvengono le riprese, chi le può osservare, se c’è una trasmissione, quali sono i tempi di cancellazione. Servono, infine, le indicazioni relative alle misure di sicurezza adottate per evitare i rischi di distruzione, alterazione, diffusione eccetera.
L’informativa multilivello
Si potrebbe obiettare che tutte queste informazioni sono troppe per poter stare su un singolo pannello. La risposta risiede nelle linee guida elaborate dal Garante, dove si prevede infatti la possibilità di un’informativa multilivello. In concreto, si tratta di realizzare un pannello con le informazioni principali e sommarie, rimandando ad un secondo livello per quanto riguarda i dettagli. Attraverso un semplice QRcode, ad esempio, è facile realizzare un’informativa di questo tipo, garantendo così il rispetto della normativa. Nell’esempio citato, al proprietario è infatti toccata una sanzione di 2.000 euro.
Avv. Andrea MARTINIS
diritto civile (responsabilità civile, assicurazioni, recupero crediti), privacy, diritto penale