Tutti sanno, o dovrebbero sapere, che l’installazione di un impianto di videosorveglianza richiede il rispetto rigoroso dei paletti fissati dalla normativa privacy. Se poi questo impianto si trova su un luogo di lavoro, il datore deve assicurare il rispetto delle regole poste a tutela dei dipendenti. Eppure, le notizie che ci raccontano di telecamere abusive sono all’ordine del giorno. Violazioni che si convertono in altrettante sanzioni elevate a carico del datore di lavoro, ovviamente, come in un caso deciso dal Garante Privacy recentemente (provvedimento 9 marzo 2023).
Videosorveglianza in un piccolo negozio
La vicenda è interessante per tutta una serie di spunti che fornisce. Anzitutto, coinvolge l’esercente di un negozio di frutta e verdura. Questa circostanza dovrebbe mettere in guardia: non serve essere una mega azienda, o un’attività commerciale particolarmente sofisticata, per commettere violazioni in punto privacy. Anche nella bottega sotto casa possono capitare dei pasticci con il trattamento dei dati personali.
Dati che, in questo caso, sono quelli dei clienti e dei dipendenti, perché nel negozio si trovava una telecamera che riprendeva entrambi. Il gestore, però, ha commesso una duplice violazione. Da un lato, non ha installato un cartello che indicasse la presenza della telecamera. Sul punto, la normativa e le linee guida sono chiare: se c’è una telecamera, deve esserci un cartello che avvisa i potenziali interessati. Si tratta di rendere l’informativa ai sensi dell’art. 13 GDPR, in cui si dà conto di come vengono trattati i dati, in questo caso le immagini. Questo cartello deve essere comprensibile e deve indicare una serie di elementi, con la possibilità di rinviare (mediante link ad un sito Web, oppure QR-code) ad un’informativa più dettagliata e specifica.
Le regole specifiche per tutelare i dipendenti
Se, come nel caso specifico, la telecamera inquadra anche i dipendenti, la questione si complica, perché subentrano le norme dello Statuto dei lavoratori. Gli impianti di videosorveglianza possono essere installati solamente ove ricorrano specifiche esigenze, previste dalla legge. Ma non basta: serve che il datore ottenga l’autorizzazione all’installazione, compiendo un iter specifico che coinvolge l’Ispettorato del lavoro. Omettere questi passaggi, chiaramente, comporta una violazione passibile di sanzione.
Sanzione che, in questo caso, è stata di 3000 euro. La misura è determinata tenendo conto del fatturato del trasgressore. Questo significa che, se si fosse trattato di un’azienda più grande e strutturata, la cifra sarebbe stata proporzionatamente superiore. Decisiva, inoltre, la circostanza che il trasgressore ha dimostrato di aver smantellato l’impianto di videosorveglianza prima della pronuncia del Garante. Alla sanzione, però, si è aggiunta la pubblicazione sul sito (ecco perché ne siamo a conoscenza). Un aspetto da considerare, perché finire online nella veste di trasgressore non è esattamente un’ottima pubblicità per un’azienda. Neanche per una che vende frutta e verdura.
Avv. Andrea MARTINIS
diritto civile (responsabilità civile, assicurazioni, recupero crediti), privacy, diritto penale