Un recentissimo provvedimento del Garante Privacy riaccende i riflettori su uno dei temi più intricati di questi tempi: la gestione dei cosiddetti riders attraverso algoritmi. Che si tratti di una questione di stretta attualità lo dimostra anche il fatto che il legislatore ha ritenuto di dover dedicare all’argomento una serie di disposizioni di legge (contenute nel decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81), a tutela dei lavoratori occupati in questo settore.

Riders e impatto privacy

Al di là degli aspetti che riguardano il diritto del lavoro, la gestione dei riders comporta rilevanti questioni sotto il profilo della tutela dei dati personali. Questo perché l’intera gestione dei fattorini è affidata a un’app, che stabilisce turni, reperibilità e che soprattutto fornisce un rating dei lavoratori. Un punteggio basso finisce per penalizzare i riders, perché gli impedisce di ricevere nuovi incarichi e, quindi, di guadagnare. Siamo davanti ad trattamento dati automatizzato che impatta in maniera estremamente incisiva sulle condizioni dei riders.

Il caso Foodinho e la multa del Garante

Per questo motivo il Garante Privacy ha condotto una attenta valutazione sul modus operandi di alcune società che operano nel mondo del delivery. L’istruttoria ha portato a sanzionare Foodinho con una multa di ben 2,6 milioni di euro.

Secondo il Garante, la società non ha informato adeguatamente i propri fattorini del funzionamento dell’app che gestisce il loro lavoro e non ha fornito nessuna garanzia sull’affidabilità dei dati gestiti e restituiti dall’algoritmo. Similmente, l’Autorità ha contestato l’assenza di strumenti volti ad assicurare ai riders di contestare le decisioni prese sulla base dei dati così trattati.

La società ora ha 60 giorni di tempo per avviare le misure necessarie per correggere le gravi violazioni rilevate. Il Garante ha concesso ulteriori 90 giorni per completare gli interventi sugli algoritmi.