Se si cade camminando su un marciapiede in città, non sempre dalla caduta deriva un danno a carico del Comune. A ribadire il principio è la Corte di cassazione, con ordinanza n. 30394/2023. Questo provvedimento ha chiuso una vicenda durata per anni e che è partita con la richiesta risarcitoria avanzata da una persona, appunto, caduta sul marciapiede cittadino. Niente risarcimento del danno per il pedone: secondo la Cassazione, c’erano gli estremi per ritenere che l’intera responsabilità per l’accaduto spettasse al diretto interessato.

Ma andiamo con ordine. Strade e marciapiedi cittadini ricadono sotto la sfera di pertinenza dell’ente comunale. Ai sensi dell’art. 2051 del codice civile, che regola la responsabilità per le cose in custodia, il custode è responsabile per i danni causati dal bene detenuto. Questo tipo di responsabilità, ha chiarito la giurisprudenza, ha natura oggettiva. Ciò significa che non serve indagare se il custode ha tenuto un atteggiamento colposo. Ai fini della declaratoria di responsabilità, basta dimostrare la custodia e il nesso causale tra evento dannoso e la cosa.

Se, però, si verificano delle situazioni tali da interrompere questo nesso, non ci può essere una declaratoria di responsabilità. Anche in caso di caduta sul marciapiede del Comune, quindi, ad interrompere il nesso causale può certamente concorrere la responsabilità del danneggiato. Secondo un principio di buon senso, prima ancora che di diritto, chi tiene una condotta negligente, non può lamentarsi di quanto poi gli succede. E di tale principio, appunto, ha fatto applicazione la Corte di cassazione nella vicenda in esame.

La Suprema Corte ha ritenuto che i giudici di merito abbiano adeguatamente valorizzato i fatti e i dettagli rilevanti. È vero, il pedone è inciampato su un marciapiede dissestato e, fin qui, il nesso causale c’è tutto. Però in causa si è dimostrato che quel marciapiede si trovava in pieno centro cittadino, in un luogo visibile e illuminato. Parimenti, si è appurato che il dissesto era così esteso che era impossibile non notarlo. In sintesi: cadere in quel luogo si può spiegare solo perché non si è prestata la benché minima attenzione. Un atteggiamento che spezza il nesso causale e, quindi, non può consentire il risarcimento del danno.