Con una recente sentenza (1099/2023) il Tribunale di Taranto ha drasticamente ridotto una sanzione comminata dal Garante Privacy al Comune di Taranto. L’importo finale che l’ente dovrà pagare, però, resta tutto sommato rilevante: ben 20.000 euro. Somma piuttosto importante, se si pensa alla ragione che, anche ad avviso del Tribunale, giustifica la sanzione.

Ciò che si imputa al Comune, infatti, è di aver pubblicato in rete (in particolare, sulla pagina Facebook) alcuni filmati che riprendevano cittadini intenti a gettare rifiuti al di fuori delle apposite aree. In un due occasioni (solo due, quindi), le persone inquadrate erano ben visibili in volto. Questi filmati sono rimasti online per circa un anno, fino al momento in cui le persone che si sono riconosciute hanno interpellato il Garante.

L’importanza del principio di minimizzazione

L’Autorità ha stigmatizzato il comportamento del Comune. L’Ente ha collocato alcune telecamere per riprendere gli autori di un illecito e, fin qui, tutto bene. Questo, però, non significa che il Comune non sia tenuto ad adottare le specifiche precauzioni in materia di trattamento dati personali. Le immagini vengono legittimamente acquisite e utilizzate per identificare gli autori di un illecito. Va però osservato il principio di minimizzazione. Raggiunto lo scopo, infatti, non c’è motivo di conservarle e tantomeno di pubblicarle online. Soprattutto se questa pubblicazione non prevede l’adozione di misure atte a “pixelare” i volti.

La sanzione, pertanto, è giustificata e su questo il Tribunale concorda con il Garante Privacy. Il giudice, tuttavia, ha ritenuto eccessivo l’importo determinato in prima battuta (ben 200.000 euro!) e questo tenendo conto, in particolare, del fatto che le immagini sono rimaste online solo un anno. Non solo: il Tribunale ha anche valorizzato il carattere colposo della violazione, nonché delle finalità legate alla lotta all’odioso fenomeno dell’abbandono di rifiuti.