Installare una telecamera sul posto di lavoro è un’iniziativa che molto spesso viene presa con eccessiva leggerezza. Ne sa qualcosa un’azienda recentemente sanzionata dal Garante Privacy, tra le altre cose, proprio per aver peccato di superficialità sul punto. L’origine di questo atteggiamento parte da lontano e in particolare dalla natura aziendale: stiamo parlando infatti di una delle classiche “aziende di famiglia” che operano sul territorio nazionale. Un’azienda in cui il legale rappresentante è il classico padre di famiglia che opera assieme a moglie e figli, per capirci.
Presso l’abitazione privata del legale rappresentante, infatti, è montato un sistema di videosorveglianza, collegato ad un’app. Quest’ultima è attiva sugli smartphone di genitori e figli, che possono così accedere e controllare che, a casa, tutto sia in ordine. L’iniziativa sciagurata, però, consiste nel far installare un’ulteriore telecamera, questa volta nei locali aziendali, collegandola alla stessa app. Scelta giustificata in nome di una “praticità” e ben poco apprezzata dal Garante.
Troppi occhi sui dipendenti
Il risultato pratico, infatti, è che alla telecamera aziendale possono accedere tanto il padre, quanto la moglie e i figli. A completamento di questa lista di errori, il titolare dell’azienda non ha avvertito i propri dipendenti, rendendo loro un’informativa completa circa la presenza della telecamera. Né ha chiesto all’Ispettorato del Lavoro di essere autorizzato all’installazione.
Installare un impianto di videosorveglianza sul posto di lavoro, infatti, significa esporre i dipendenti ad un potenziale controllo. Per questa ragione, l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori parla chiaro: l’installazione è subordinata ad un’autorizzazione, delle rappresentanze sindacali (ove presenti) o dell’Ispettorato del Lavoro. Se manca questo via libera, il datore di lavoro va incontro a pesanti sanzioni. Non solo: le immagini eventualmente acquisite non potranno essere utilizzate ai fini connessi al rapporto di lavoro.
La posizione del Garante
Il Garante non ha ritenuto apprezzabili le difese addotte. In particolare, il datore ha cercato di spiegare che la telecamera, di fatto, è sempre spenta e che sarebbe attivabile solo “a chiamata”. Secondo il Garante, questa resta un’affermazione che necessita di un supporto adeguato. Non basta, quindi, dire che la telecamera è spenta, ma, anche e soprattutto ai fini dell’informativa ai dipendenti, serve documentare questo fatto. Un altro punto delicato, ovviamente, è rappresentato dalla circostanza che ben quattro persone avrebbero potuto accedere alle immagini, senza aver ricevuto istruzioni o limitazioni in merito. Non da ultimo, non aver informato adeguatamente i dipendenti rappresenta una violazione tanto del principio di trasparenza quanto di quello di correttezza.
Insomma, un autentico campionario di violazioni, che chiaramente hanno portato ad una sanzione piuttosto elevata. C’è quindi da pensarci attentamente, prima di farsi prendere da queste iniziative avventate.
Avv. Andrea MARTINIS
diritto civile (responsabilità civile, assicurazioni, recupero crediti), privacy, diritto penale